Prima raccolta poetica di Pascoli, passò dai 22 componimenti del 1891 ai 156 del 1900. Il titolo è tolto da un verso di Virgilio, a indicare la predilezione per le “piccole cose”: arbusta iuvant humilesque myricae (piacciono gli arbusti e le umili tamerici). Sono poesie prevalentemente brevi, che evocano impressioni e sentimenti con immagini rapide e intense: lo spuntare dell’alba in un giorno di festa, uomini e donne intente al loro lavoro, il tema ricorrente della morte e del lutto. Drammi intimi, fenomeni naturali, gesti e vita quotidiana assumono un valore fortemente simbolico, grazie a un linguaggio nuovo, ricco di suoni, ripetizioni, onomatopee. Fa parte della raccolta una delle poesie più celebri del poeta: X Agosto, nella quale Pascoli rievoca la morte del padre attraverso il paragone con la morte di una rondine uccisa mentre torna al suo nido. La lirica esalta il rapporto di scambio fra l’uomo e la natura, che partecipa compassionevole alle sventure umane.

Testo di riferimento: G. Pascoli, Poesie, Milano, Mondadori, 1967.