La raccolta, pubblicata nel 1904, fu arricchita di nuove liriche nell’edizione del 1905. Il poeta l’intitolò Poemi conviviali perché alcuni componimenti erano stati pubblicati nel 1825 sulla rivista «Il Convito» di Adolfo De Bosis. Anche questo libro, come i precedenti, è introdotto da un motto virgiliano: Non omnes arbusta iuvant “non a tutti piacciono gli arbusti”, a indicare la scelta di temi più alti. Pascoli non trae più ispirazione dalla propria esperienza personale, ma dalle grandi figure storiche e mitiche dell’antica Grecia. Solone, Saffo, Omero, Esiodo, Achille, Ulisse, Alessandro, Psiche, Sileno, Socrate diventano, trasfigurati, i nuovi protagonisti della sua lirica. Non più la poetica delle piccole cose, dunque, ma la riflessione sulla morte, il passato, il mistero, la ricerca di un’esistenza felice, attraverso i modelli, sempre attuali, della classicità.

Testo di riferimento: G. Pascoli, Poesie, Milano, Mondadori, 1967.