La composizione delle tragedie occupò l’Alfieri dal 1775 al 1786. Esse costituiscono le prime prove letterarie dell’autore, che avvertiva il genere tragico come il più consono all’aristocraticità del suo sentire e alla conflittualità permanente del suo spirito. Inoltre, essendo le regole della tragedia rigidamente codificate, lo scrittore, che non era istintivo, riusciva a disporre di utili riferimenti nel faticoso lavoro di ideazione e di stesura. Al centro della drammaturgia alfieriana è il conflitto tra il potere del tiranno e la libertà dell’individuo. Questo nucleo tematico si arricchisce via via di riflessioni sulla condizione umana e sui sentimenti più intimi. Il metro delle tragedie alfieriane è l’endecasillabo sciolto.

Testo di riferimento: V. Alfieri, Tragedie, a cura di L. Toschi, Firenze, Sansoni, 1985.