Raccolta di tutti i componimenti di Lorenzo de’ Medici che adottano il metro della terza rima. Sono componimenti eterogenei per il loro contenuto. Il Corinto (che ha circolato nel Quattrocento con il titolo di Innamoramento di Lorenzo de’ Medici) è un’egloga o capitolo pastorale composto presumibilmente nel 1464-65, che narra degli amori del pastore Corinto per la ninfa Galatea e che, a giudicare dal titolo quattrocentesco, dovrebbe leggersi come un’allegoria autobiografica. Apollo e Pan, anch’esso un capitolo pastorale, composto presumibilmente nella seconda metà degli anni 60 del secolo, celebra, sotto la favola degli amori del pastore Dafni, gli amori di Lorenzo per Lucrezia Donati. Il Simposio (conosciuto anche con il titolo Beoni), poemetto in otto capitoli composto tra il 1466 e il 1469, probabilmente con rimaneggiamenti successivi, è una ripresa parodistica del Simposio di Platone e del commento che ne aveva fatto Ficino; il lessico del poemetto, oltre alle riprese ovvie dantesche e petrarchesche, è tributario soprattutto di Burchiello e Pulci. Il De summo bono, poemetto in sei capitoli, di contenuto pastoral-filosofico, fu composto intorno al 1473-74; la sua materia è affine e in molte parti coincidente con quella di testi ficiniani. I Capitoli, riconducibili in maggioranza agli anni compresi tra la seconda metà degli anni 60 e i primi del decennio successivo, mirano a far rivivere in veste volgare l’antica innografia della tradizione ermetica. Il Furtum Veneris et Martis, che riprende l’argomento mitologico degli amori di Venere e Marte, è il frammento di una rappresentazione che sarebbe dovuta andare in scena in qualche festa fiorentina.

Testo di riferimento: L. de’ Medici, Tutte le opere, a cura di P. Orvieto, Roma, Salerno Editrice, 1992.