santiago_orizzontale

Santiago, Italia
It.2018
GENERE: DocumentarioDURATA: 80′VISIONE CONSIGLIATA: Film adatto a tutti
CRITICA: 4 PUBBLICO: 1
REGIA: Nanni Moretti

80 minuti tra spezzoni di cinegiornali, immagini inedite e non, interviste a oltre 20 persone tra giornalisti, artigiani, traduttori, registi, operai, 2 membri dell’esercito, per raccontare l’infernale golpe cileno dell’11 settembre 1973 e come l’ambasciata italiana a Santiago salvò centinaia di vite. Potente, emozionante, dolente e doloroso, commovente, brillante, ma soprattutto necessario. Moretti ricostruisce brevemente l’elezione di Allende nel 1970 (con il suo socialismo umanista e democratico) e poi dà spazio ai ricordi in bianco e nero e ai volti, agli occhi lucidi e alle parole dei protagonisti, che guardano fisso in camera. Nitido, immediato e non ideologico, non perde mai di vista il motore narrativo: l’Umanità. Lui entra in scena solo 2 volte: all’inizio, quasi di spalle, mentre fissa il panorama cileno e poi per affermare “Io non sono imparziale”, nel corso dell’intervista a Raúl Eduardo Iturriaga Neumman, Generale dell’esercito del Cile e Vice direttore della DINA, la polizia segreta della dittatura di Augusto Pinochet. Il racconto degli orrori delle torture si alterna a quello della salvezza che, per alcuni, giunse con l’asilo politico in Italia. Ed è qui che il documentario arriva diritto al cuore: nei giorni successivi al colpo di stato, centinaia di esuli cileni furono accolti nella nostra ambasciata grazie a 2 funzionari, Piero De Masi e Roberto Toscano in modo rocambolesco (girato l’angolo della residenza italiana, il muro di cinta era più basso e oltre 250 asilados lo saltarono). Moretti intervista alcuni di loro (poche volte si sentono le sue domande) che giunti in Italia furono accolti soprattutto nella “rossa” Emilia. Altri filmati d’archivio mostrano gli italiani che presero posizione contro la dittatura cilena, i cortei uniti dal canto “El pueblo unido”, e Gian Maria Volonté che in piazza su un palco parla ai profughi con voce rotta dalla commozione. Una Nazione accogliente e generosa emerge dai ricordi di chi aveva saltato quel muro. “Noi siamo ricchi perché abbiamo due identità nazionali. Il Cile è stato un patrigno cattivo per me. E l’Italia è stata una madre generosa e solidale” (Victoria Saez, artigiana). Nell’unica intervista rilasciata a Mario Calabresi su Repubblica dove spiega quando capì perché aveva deciso di fare questo film, Moretti dice “La solidarietà, l’umanità, la curiosità e la compassione verso gli altri sembrano bandite. C’è uno slittamento progressivo, ma inarrestabile verso la mancanza di umanità e di pietà. Spero che non sia una strada senza ritorno”. Prodotto da Sacher Film, Le Pacte, Storyboard Media e Rai Cinema. Miglior documentario ai David 2019.

Santiago, Italia