First Man – Il primo uomo. La recensione
a cura di Luisa Morandini
Due anni dopo i grandi successi di La La Land, Damien Chazelle torna a Venezia con First Man (Il primo uomo) per raccontare uno storico evento, che fu seguito in diretta da milioni di telespettatori: l’allunaggio del 20 luglio 1969.
Il primo uomo che mise piede sulla Luna segnò la vittoria degli USA sull’Unione Sovietica dopo anni di sfrenata competizione nello spazio tra le due potenze. Chazelle racconta gli antefatti, gli esperimenti, i tentativi, gli incidenti e i morti che precedettero il viaggio dell’Apollo 11 e, nel contempo, disegna il ritratto di un uomo, Neil Armstrong, serio professionista, esperto ingegnere, di poche parole ma di sentimenti profondi. Lo fa sobriamente, senza cedere a facili sentimentalismi, mostrando di aver imparato (bene) la lezione di Kubrick, anche nella bella colonna sonora di Justin Hurwitz.
Scenografie d’epoca davvero impressionanti nella cura dei dettagli, soprattutto oggi che siamo abituati a una fantascienza supertecnologica, perfetta, lucida, pulita: qui si vedono interruttori vecchiotti, lamiere e strumenti quasi arrugginiti, sporcizia, cabine dei piloti plasticose e claustrofobiche, musicassette e grossi cavi colorati.