7 Days in Havana
Questa sera, su la effe ore 21:40, il Morandini vi consiglia: 7 Days in Havana
7 Days in Havana7 días en La HabanaFr.–Sp. 2011GENERE: Ep. DURATA: 129′ VISIONE CONSIGLIATA: GCRITICA: 3 PUBBLICO: 3REGIA: Benicio Del Toro, Pablo Trapero, Elia Suleiman, Julio Medem, Gaspar Noé, Juan Carlos Tabío, Laurent Cantet
L'ideatore del film è Leonardo Padura, giornalista/scrittore di Cuba, che ha invitato 7 registi a fare un corto di 15 minuti circa che decostruisca, o rinnovi, gli stereotipi sulla sua capitale. “El Yuma” (di Del Toro, esordiente alla regia) racconta di un giovane yankee che fa cilecca con ogni ragazza che incontra: Yuma, nomignolo beffardo dei turisti USA, diventa una gag linguistica divertente. “Jam Session” (dell'argentino Trapero) punta sulla presenza del regista serbo Emir Kusturica che, invitato a ricevere un premio, si trova a suo agio solo col suo autista, provetto trombettista di jazz. “Diary of a Beginner” (del palestinese Suleiman) è forse il più riuscito, sicuramente il più divertente: il suo stile narrativo, ispirato a Keaton e Tati, gli permette di non dire mai una parola. “La tentación de Cecilia” (dello spagnolo Julio Medem) è il ritratto di una bella ragazza di sangue misto, costretta a una scelta: andare in Spagna con un impresario/corteggiatore o rimanere a Cuba col fidanzato nero, giocatore di baseball in crisi. “Ritual” (di Gaspar Noé, argentino esiliato in Francia): i genitori di un'adolescente scoprono che è lesbica e la sottopongono a un esorcismo notturno; più velleitario che ambizioso nella sua cupezza. “Dulce amargo” (del cubano Tabío) fa perno su una psicologa che ha un programma TV, ma che è pure un'ottima cuoca di dolci e riceve una proposta da un cliente molto speciale. “La fuente” (del francese Cantet) si azzarda nei toni di una bizzarra commedia col ritratto di un'anziana e autoritaria sacerdotessa della santeria cubana che riceve ordini dalla statua della Madonna.