Il film di oggi è: Barry Lyndon / Eyes Wide Shut

Questa sera, su Iris ore 21:00Il Morandini consiglia:

Barry LyndonBarry LyndonGB 1975GENERE: Dramm. DURATA: 184′ VISIONE CONSIGLIATA: TCRITICA: 4 PUBBLICO: 3REGIA: Stanley KubrickATTORI: Ryan O’Neal, Marisa Berenson, Patrick Magee, Hardy Krüger, Steven Berkoff, Gay Hamilton
Dal romanzo (1844-56) di William M. Thackeray: peripezie di Redmond Barry, irlandese del Settecento, avventuriero e arrampicatore sociale, di cui si narrano l’ascesa e la caduta attraverso le tappe di soldato, spia e giocatore. Il fascino freddo del film nasce dalla distanza e dalla sordina con cui Kubrick espone le vicissitudini del suo antieroico personaggio, smentite soltanto nei suoi rapporti col figlioletto. Elogiato per il suo versante plastico-figurativo come uno splendido album d’immagini, non è un’opera formalista, ma un discorso complesso di cui “protagoniste… sono le leggi economiche, la struttura sociale, le barriere di classe” (P.G. Bellocchio), esposte con una lucidità e una durezza insolite nel genere del film in costume. 7 nomination agli Oscar (tra cui a S. Kubrick come regista e sceneggiatore) e 4 premi: fotografia (J. Alcott), scene (K. Adam, R. Walker, V. Dixon), costumi (Ulla-Britt Soderlund, Milena Canonero) e musica adattata (Leonard Rosenman: Bach, Paisiello, Händel, Mozart, Federico il Grande e, anacronisticamente, Schubert).
AUTORE LETTERARIO: William Makepeace Thackeray

Questa sera, su Iris ore 0:30Il Morandini consiglia:

Eyes Wide ShutEyes Wide ShutGBUSA 1999GENERE: Dramm. DURATA: 159′ VISIONE CONSIGLIATA: GCRITICA: 4 PUBBLICO: 3REGIA: Stanley KubrickATTORI: Tom Cruise, Nicole Kidman, Sydney Pollack, Marie Richardson, Rade Serbedzija, Todd Field, Vinessa Shaw
A Manhattan (ricostruita in studio a Pinewood, GB) alla fine del ‘900, la quieta vita di una giovane e agiata coppia – un medico e una gallerista con una bambina – entra in crisi quando cominciano a incrociarsi desideri, fantasie sessuali, adulteri sognati o mancati. L’epilogo è pragmatico, non consolatorio. Pur nella sua sostanziale fedeltà, il 13° e ultimo film di Kubrick, sceneggiato con Frederic Raphael, reinventa il romanzo breve Traumnovelle (Doppio sogno, 1926) di A. Schnitzler. Opera imperfetta, un po’ ripetitiva e incompiuta (nel montaggio) che a livello stilistico rifiuta ogni pathos, è leggibile in chiave ironica, psicanalitica, politica, persino filosofica come suggerisce il titolo: per vedere meglio – per accedere a un’“altra” visione – bisogna tenere gli occhi ben chiusi. Fondato sul numero 2 (la coppia, lo specchio, il doppio, ecc.), è un film che trasuda denaro nella sua impietosa descrizione dei rapporti di classe, di censo, di potere, soprattutto sui poveri e sulle donne e sui loro corpi. È forse il film più politico di Kubrick, sostenuto da quel moralismo laico, materialista, settecentesco che l’ha sempre guidato nell’esplorare territori di una frontiera “che separa, ma per ciò stesso, connette” (U. Curi). Qui la frontiera è tra realtà e sogno nel senso che la vita è strutturalmente anche sogno, non contenuto ma forma della Traumnovelle.
AUTORE LETTERARIO: Arthur Schnitzler