Questa sera, su Rai5 ore 21:15, il Morandini vi consiglia: Il grande silenzio


Il grande silenzio(3)Die grosse StilleGerm. 2005GENERE: Doc. DURATA: 162′ VISIONE CONSIGLIATA: TCRITICA: 3,5 PUBBLICO: 2REGIA: Philip Gröning
La vita con i monaci della Grande Chartreuse, vicino a Grenoble (Alpi del Delfinato), casa-madre dell'ordine monastico eremitico dei certosini, fondato nel 1804 da Brunone di Colonia. Filmato in HD Cam (con riprese sgranate in Super 8) in 4 mesi tra primavera ed estate 2002 (più 24 giorni nell'inverno 2003) da Gröning che l'ha prodotto, registrato e montato, cavando da circa 120 ore di riprese un resoconto di 162′ di quasi totale silenzio. Il priore del monastero gli pose 5 condizioni: girarlo da solo; nessuna luce artificiale; nessuna musica aggiuntiva; nessun commento; libero di partecipare a festival (Venezia 2005) ma non di concorrere a premi. Non è un documentario su un monastero, ma un film sull'essere un monaco certosino, votato al silenzio (non assoluto), alla preghiera, alla solitudine. Una scommessa (vinta) per Gröning, una sfida per l'attenzione dello spettatore. È un film per molti versi estremo: parole ridotte al minimo, con l'eccezione, verso la fine, di un vecchio monaco cieco che parla di Dio infinitamente buono. L'ammissione di due nuovi giovani monaci, un francese e un africano – un caso fortunato per il regista – diventa un piccolo evento che rompe il ritmo monocorde. Molto da ascoltare: le campane, i canti gregoriani in chiesa, il mormorio del vento. Il silenzio esalta i rumori quotidiani. Molto da vedere dentro e fuori. L'occhio di Gröning per i paesaggi di montagna è straordinario. Certe inquadrature diventano nature morte, altre quadri astratti, le scivolate sulla neve dei monaci in libera uscita è un momento memorabile di allegria infantile. L'ironia è una delle qualità del regista: il suo, in fondo, è un film laico. “La parola d'ordine è ‘rispetto’: dei luoghi, delle persone, dell'atmosfera. Che è impregnata di misticismo, ma anche concreta, realistica.” (A. Morsiani). È il caso raro di un film sulla nozione del tempo.