Festival di Sanremo 2021

Che Sanremo strano, questo del 2021: senza pubblico, con in platèa (dal latino tardo platēa(m), ‘piazza’, dal gr. platêia, femminile sostantivato di platýs ‘largo, ampio, vasto’, 1499), i palloncini al posto delle persone, con canzoni forse più collegate del solito alla contemporaneità e agli eventi dell’ultimo, stranissimo anno. Dunque, meno rime amorose e più riferimenti allo hic et nunc, al qui e ora.

Un aspetto che non sembra mai passare di moda è l’attenzione all’abbigliamento, con un grande sfoggio di paillettes (in francese propriamente diminutivo di paille ‘paglia’, 1900), ossia lustrini, che decorano sia gli abiti delle signore sia i completi dei signori, per non parlare dei costumi di Achille Lauro, ça va sans dire (uso il francese per darmi un tono; vuol dire ‘va da sé’).

Una mia amica linguista notava, su Facebook, che ci sono dei termini che vengono riesumati per ogni Sanremo per poi tornare in soffitta per il resto dell’anno. Il primo di questi termini è kermesse – dal fiammingo kèrkmisse ‘messa (misse)’, allargatasi poi nel senso di ‘festa (patronale) della chiesa (kerk, di origine greca)’ (av. 1796) – originariamente ‘festa del patrono, nei paesi delle Fiandre e del Belgio’, poi ‘sagra, festa popolare’, passato per estensione a indicare ‘importante manifestazione, spettacolo o evento dai toni spesso festosi e con larga partecipazione di pubblico’. Poi c’è mattatóre – da mattare per calco sullo spagnolo matador(1840), che letteralmente è chi ‘nei mattatoi, provvede all’abbattimento degli animali da macello’ ma in senso figurato viene usato per ‘chi è capace di accentrare su di sé l’attenzione del pubblico, chi si impone sugli altri, si mette in mostra e simili’. Nota ancora la mia amica che ogni cantante diventa una intèrprete raffinàta ossia ricercata, squisita, elegante. Altro aggettivo amatissimo e molto sanremese è nazionàlpopolàre (av. 1937), ‘termine usato da Antonio Gramsci (1891-1937) per indicare, e auspicare, una cultura che fosse radicata in un popolo e nelle sue più autentiche tradizioni storiche’ ma poi adottato nel linguaggio giornalistico: ‘detto di opera che asseconda i gusti di un pubblico poco esigente (talora con connotazione negativa)’; dunque, un termine che talvolta viene usato con una connotazione negativa. Infine, un termine… sempreverde è proprio evergreen (1983), che indica qualcuno o qualcosa che non passa mai di moda.

pop

Sanremo ha degli elementi sempre presenti; ad esempio, per molti interpreti il pàlco (dal longobardo balk, 1290) del festival è la prima occasione per cantare con un’orchestra (un termine che avevo già trattato nel 2019) ad accompagnarli; forse è anche per questo che molti di loro, per l’emozione, incespicano sulla famosa scalinàta (1617), che appare assai impervia da affrontare, soprattutto con un paio di tacchi.

Festival

Ma torniamo alla musica. Quest’anno, tra i cantanti in gara, spuntano rappresentanti di molti generi musicali diversi: dall’indie (accorciamento dell’inglese independent ‘indipendente’, 1997), ‘detto di musica di consumo non inquadrabile in tendenze note’, alla trap (in inglese propriamente ‘luogo di spaccio’, 2015) ‘genere musicale derivato dall’hip hop, caratterizzato da basi ritmiche veloci e linee di canto meno parlate del rap, nel quale prevalgono toni cupi ispirati alla vita di strada, al mondo della droga e al potere del denaro’), dal pop (accorciamento dell’inglese popular ‘popolare’, 1964) ‘detto di genere artistico che, per i suoi contenuti sociologici, culturali e di costume, trova ampia diffusione’ al lìscio (da lisci(at)o, av. 1320), in questo caso per ‘detto di ballabile non sincopato (quale il valzer, il tango, la polka) che si esegue senza alzare troppo i piedi da terra’, senza tralasciare il rap (vocabolo inglese di origine onomatopeica, propriamente ‘colpo (secco)’, 1981), ‘genere musicale nato in America negli anni 1970-80, caratterizzato dal ritmo fortemente sincopato e uniforme sul quale la voce scandisce una filastrocca cantilenante’), al glam rock (dall’inglese glamour, “fascino, attrattiva”), ‘Termine che designa il ritmo e lo stile scenico adottato da alcuni esponenti del rock britannico all’inizio degli anni ’70, caratterizzato dall’enfatizzazione di elementi esteriori (trucco, abbigliamento, acconciatura)’.

valzer

Mentre scrivo, a metà settimana sanremese, non ho idea di chi vincerà. Vedremo i voti delle varie giurie, compresa quella demoscòpica (da demoscopia, composto di demo-, nel significato di ‘comunità’, e –scopia, 1963; ‘tecnica di indagine, rilevazione e studio degli orientamenti e dei pareri della pubblica opinione su date questioni’)… Io ho già scelto il mio preferito, ma lo tengo gelosamente per me!