cardàre / karˈdare/
[da cardo (1) av. 1294]
v.
tr.

Sottoporre a cardatura.


cardatùra / kardaˈtura/
[1298]
s.
f.

(tess.) Operazione che ha per scopo di trasformare in velo continuo la fibra in fiocco, eliminando contemporaneamente le materie eterogenee.


càrdo (1) / ˈkardo/
[lat. cărduu(m), di etim. incerta av. 1294]
s.
m.

1 Pianta erbacea perenne, orticola, delle Composite, con foglie biancastre lunghe e carnose dai peduncoli commestibili (Cynara cardunculus altilis).
SIN. cardone | cardo dei lanaioli, pianta erbacea delle Dipsacacee con capolini terminali che, seccati, vengono usati per cardare la lana (Dipsacus fullonum) | cardo della Madonna, pianta erbacea delle Composite con foglie spinose macchiate di bianco lungo le nervature e fiori tubulosi in capolini, di color porpora (Silybum marianum) | cardo santo, benedetto, pianta erbacea delle Composite con fusto peloso, foglie spinose e fiori tubulosi, giallognoli, in capolini (Cnicus benedictus).
ILL.
piante/9.

2 (tosc.) Riccio della castagna.
3 Strumento per cardare, costituito da due assicelle in cui sono impiantati filari di denti curvi.
SIN. scardasso.

|| cardùccio, dim.


càrdo (2) / ˈkardo/
[lat. cărdo, nom. V.
cardine 1939]

s.
m.
(pl. lat. cardines)

(stor.) Via principale, da Nord a Sud, nel campo militare romano.
CFR. decumano.