anàfora //
[vc. dotta, lat. tardo anăphora(m), dal gr. anaphorá ‘ripetizione’, da anaphérō ‘io ripeto’ 1575]
s. f.
1 (ling.) Figura retorica che consiste nella ripetizione della medesima parola, o gruppo di parole, all’inizio di due o più frasi o versi successivi; per es. in: s’io meritai di voi mentre ch’io vissi, / s’io meritai di voi assai o poco (DANTE Inf. XXVI, 80-81). SIN. Epanafora.
2 (ling.) Procedimento di coesione testuale, consistente nella ripresa di un elemento del discorso, precedentemente menzionato, mediante un pronome, un sinonimo, una ripetizione e sim.; per es. in: quando Giuda si impiccò, nessuno rimpianse la morte di quel traditore (traditore è anafora di Giuda). CONTR. Catafora.
3 Nelle liturgie delle Chiese cristiane orientali, la parte centrale della Messa, corrispondente al canone della liturgia romana | (est.) Nella liturgia romana, la preghiera eucaristica o canone.
4 (raro) Resoconto, relazione.

catàfora //
[vc. dotta, dal gr. kataphorá ‘caduta, letargo’. V. cataforesi 1830]
s. f.
1 (med.) Stato discontinuo di letargia.
2 (ling.) Procedimento linguistico mediante il quale un termine rimanda a una parola, a un gruppo di parole o a una frase che compaiono più avanti nello stesso contesto: lo so che domani partirai (lo è catafora di che domani partirai). CONTR. Anafora.