còmma // o còma (3)
[vc. dotta, lat. cŏmma, dal gr. kómma, da kóptō ‘io taglio’ sec. XIV]
s. m. (pl. -i, evit. -a)
1 (dir.) Ognuna delle parti di cui è composto un articolo di legge: talvolta è numerato ed è sempre contraddistinto da un a capo.
2 Parte di verso o di periodo | Capoverso.
3 (mus.) Piccolissimo intervallo in eccesso che si ottiene nella sovrapposizione pitagorica di dodici quinte naturali.
4 Nell’antica interpunzione, segno di pausa minima, equivalente pressappoco alla moderna virgola.

còma (1) //
[vc. dotta, gr. kôma ‘sonno profondo’, di etim. incerta 1750]
s. m. (pl. -i o inv.)
1 (med.) Condizione morbosa comune a più malattie, caratterizzata da perdita della sensibilità mentre sono conservate le attività circolatoria e respiratoria: coma diabetico, uremico, cerebrale; entrare, essere in coma; uscire dal coma | Coma uno, due, tre, quattro, a seconda della gravità | Coma vigile, condizione caratterizzata da quadriplegia e mutismo con coscienza integra in cui il paziente non risponde a stimoli esterni. SIN. Pseudocoma | Coma farmacologico, indotto artificialmente mediante somministrazione di farmaci | Coma profondo, condizione caratterizzata da abolizione di tutti i riflessi e da gravi disturbi respiratori e circolatori | Coma irreversibile, condizione in cui si esclude una possibilità di recupero della coscienza.
2 (est., scherz.) Stato di grande stanchezza, di estremo affaticamento | (est.) Stato di profonda crisi: la Borsa è in coma.

còma (2) //
[vc. dotta, lat. cŏma(m). V. chioma 1282]
s. f.
1 (lett.) †Chioma.
2 (ottica) Aberrazione ottica dovuta ai raggi che incidono sulla lente non parallelamente all’asse ottico principale.