miṣericòrdia // o miṣiricòrdia
[vc. dotta, lat. misericŏrdia(m), da misĕricors, genit. misericŏrdis ‘misericorde’ 1065]
A s. f.
1 Sentimento che induce alla comprensione, alla pietà e al perdono verso chi soffre o chi sbaglia: invocare la misericordia del nemico, del giudice | Avere, usare misericordia, comprendere, aiutare, perdonare | Opere di misericordia corporali e spirituali, esempi di comportamento meritorio che la Chiesa trae dai Vangeli | Opera di misericordia, (scherz.) azione fatta per aiutare qlcu. SIN. Compassione.
2 Pietà, perdono: la misericordia di Dio | Grande come la misericordia di Dio, (scherz.) illimitato | Fare qlco. per misericordia, per pietà, senza esservi obbligato | Senza misericordia, con estrema durezza, senza alcuna pietà | Uomo senza misericordia, crudele e spietato.
3 Corta daga o pugnale con lama robusta, usata spec. in epoca medievale e rinascimentale per dare il colpo di grazia al nemico abbattuto.
4 Assicella, spesso decorata o intagliata, posta negli stalli dei cori per permettere ai sacerdoti anziani o infermi di appoggiarsi o sedersi dando tuttavia l’impressione di essere in piedi.
5 Confraternita istituita nel tardo Medioevo a Firenze, che ancora oggi in Toscana svolge gratuitamente opera di assistenza e trasporto di malati o feriti e di esequie per i morti | L’ambulanza stessa: chiamare la misericordia.
B in funzione di inter.
Esprime meraviglia, timore, paura: misericordia, che temporale!
 SFUMATURE
misericordia – indulgenza – clemenza
Il sentimento che induce alla comprensione, alla pietà e al perdono del nostro prossimo si definisce misericordia, una virtù cristiana per eccellenza. Indulgenza definisce un comportamento misericordioso soprattutto in relazione al perdonare o al rinunciare a giudicare con severità le azioni altrui anche quando siano riprovevoli; nella teologia cattolica è la remissione delle pene temporali che la chiesa concede ai vivi in aggiunta all’assoluzione dei peccati, ai morti a titolo di suffragio. Clemenza è sinonimo di indulgenza ed è la qualità di chi giudica senza severità, evitando di infierire con una punizione troppo dura nei confronti di chi ha sbagliato; il termine non ha un’accezione teologica specifica.