paràliṣi // o paraliṣìa, parlaṣìa, parleṣìa
[vc. dotta, lat. parălysi(n), dal gr. parálysis ‘dissolvimento, paralisi’, da paralýein ‘sciogliere, indebolire’, comp. di pará- ‘para-’ e lýein ‘sciogliere’. V. -lisi av. 1288]
s. f. inv.
1 (med.) Perdita permanente o transitoria della funzione motoria di uno o più muscoli, causata da lesioni delle vie motorie. CFR. -plegia | Paralisi spastica (centrale), con aumento del tono muscolare e dei riflessi tendinei | Paralisi flaccida (periferica), con perdita completa del tono muscolare e dei riflessi tendinei profondi | Paralisi progressiva, forma di sifilide terziaria | Paralisi infantile, poliomielite | Paralisi agitante, morbo di Parkinson.
2 (fig.) Totale arresto, blocco: la paralisi del traffico | Stasi: paralisi del commercio.

-liṣi /lizi, ˈlizi/
[dal gr. lýsis ‘lisi’ (V.)]
secondo elemento
In parole composte della terminologia scientifica, significa ‘soluzione’, ‘scomposizione’, ‘separazione’ o ‘distruzione’: analisi, dialisi, elettrolisi, idrolisi, paralisi, pericardiolisi.

lìṣi //
[gr. lýsis, da lýein ‘sciogliere’, di etim. incerta 1828]
s. f. inv.
1 (chim.) Scissione, spec. enzimatica, di una sostanza.
2 (biol.) Processo di distruzione di un batterio, di un qualsiasi tipo cellulare o di un tessuto, causato da agenti di varia natura: lisi batterica | Morte della cellula a causa della rottura della membrana cellulare.
3 (med.) Risoluzione lenta, graduale, di una malattia o dei sintomi.