cavézza // o (raro) capézza
[lat. capĭtia, nt. pl. di capĭtium ‘apertura superiore della tunica per cui passa il collo’ (da căput, genit. căpitis ‘capo’) 1303]
s. f.
1 Finimento di corda o cuoio per la testa degli equini e dei bovini, per condurli a mano o tenerli legati alla greppia | Prendere qlcu. per la cavezza, (fig.) costringerlo a qlco.
2 Laccio che si mette al collo delle anatre di richiamo per fermarle al fondo. SIN. Capestro.
3 (lett., fig.) Freno | Togliere a qlcu. la cavezza, (fig.) liberarlo.
4 †Fune per impiccare.
5 (fig.) †Furfante, canaglia.
|| cavezzàccia, pegg. | cavezzìna, dim. | cavezzóne, accr. m. | cavezzuòla, dim. | cavezzuòlo, dim. m.

accavezzàre //
[comp. di a- (2) e cavezza 1865]
v. tr. (io accavézzo)
Legare con la cavezza.

incavezzàre //
[comp. di in- (1) e cavezza av. 1704]
v. tr. (io incavézzo)
Munire di cavezza, legare con la cavezza: incavezzare un cavallo.

scavezzàre (1) //
[variante sett. di scapezzare av. 1400]
A v. tr. (io scavézzo)
1 V. scapezzare.
2 Rompere, spezzare | Scavezzarsi il collo, fare una caduta rovinosa, rompersi il collo.
3 Nella lavorazione della canapa, ridurre in frammenti gli steli legnosi della fibra.
B scavezzàrsi v. intr. pron.
(raro) Rompersi, spezzarsi.

scavezzàre (2) //
[comp. parasintetico di cavezza, con s- privativo 1891]
v. tr. (io scavézzo)
Togliere la cavezza.