Buonasera professore,
ho letto sul sito della Zanichelli on line che è possibile rivolgerle delle domande e così ne approfitto e mi rivolgo a lei per dipanare una questione: è corretto dire, riferendosi ad un’azione in corso, che quindi si sta svolgendo in quel preciso istante “che cosa stai a fare?”
Non è più che altro un modo di dire dell’area romano-laziale?
Non sarebbe invece più corretto utilizzare la coniugazione del verbo stare + gerundio e dire quindi “che cosa stai facendo?”
Infatti, seguito da un gerundio, serve a indicare un’azione in corso, nella sua attualità e continuità.
La ringrazio anticipatamente per la sua gradita risposta.

Antonio

Caro amico,

senza dubbio la frase ‘cosa stai a fare’ è colloquiale e probabilmente ha ragione lei nell’affermare che è un uso romanesco o laziale.

Invece ‘cosa stai facendo’ è una frase del tutto corretta: per esempio Manzoni scrive in Fermo e Lucia “Nullameno le donne rivolte cortesemente a Fermo, gli dissero se voleva restar servito: complimento che il contadino di Lombardia non lascia mai di fare quando mangia seduto sulla sua porta a chi s’abbatte a passarvi quand’anche stesse mangiando l’ultimo boccone del suo piatto.” (Frase forse poi inutilmente cambiata nei Promessi Sposi (ed 1840) in “Nondimeno le donne dissero cortesemente a Renzo: “volete restar servito?”, complimento che il contadino di Lombardia, e chi sa di quant’altri paesi! non lascia mai di fare a chi lo trovi a mangiare, quand’anche questo fosse un ricco epulone alzatosi allora da tavola, e lui fosse all’ultimo boccone.”).

Tuttavia l’uso di ‘stare’ per indicare che un’azione si prolunga nel tempo è menzionata nello Zingarelli 2012 sub stare V 2:

Indica il prolungarsi dell’azione espressa dal verbo stesso (+ a seguito da inf.): stare a chiacchierare, a leggere, a vedere, a guardare; (pleonast.) non starmi a dire che hai cambiato idea; su, non starci tanto a pensare | stare a vedere, a guardare, (fig.) restare inattivo aspettando gli eventi, mentre gli altri agiscono | staremo a vedere, vedremo (V. vedere (1) nel sign. A 1) | sta a vedere che, introduce un’ipotesi che appare in qualche misura sorprendente (a volte con tono ironico): sta a vedere che se n’è dimenticato; sta a vedere che se la piglia anche con me (A. MANZONI); sta a vedere che in casa mia non sono padrona di fare quello che mi pare (G. VERGA).

Con i miei migliori saluti

Lorenzo Enriques