Modo dei verbi delle proposizioni subordinate rette dalla congiunzione ‘che’
Mi è stata contestata questa frase : “quando la volpe non arrivò all’uva disse che era acerba”.
Nello specifico il “che era” invece di “che fosse” perchè, secondo costui, se c’è il “che” e non è pronome è d’obbligo il congiuntivo.Desidererei delucidazioni al riguardo. Cordiali saluti,
Rosanna
Gentile Rosanna,
a differenza di ciò che asserisce il suo interlocutore, non esiste una regola univoca sul modo dei verbi delle proposizioni subordinate rette dalla congiunzione ‘che’: in genere dipende dal verbo della proposizione principale.
Le faccio qualche esempio:
- Presente: dice che è stanco; vedo che è stanco.
Passato: disse (o diceva) che era stanco; vidi (o vedevo) che era stanco. - Presente: credo, immagino, presumo, penso etc. che sia stanco.
Passato: credetti, immaginai, presunsi, pensai (o credevo, immaginavo, presumevo, pensavo) che fosse stanco. - Presente: chiede, pretende, esige che gli altri lo rispettino.
Passato: chiese, pretese, esigette (o chiedeva, pretendeva, esigeva) che gli altri lo rispettassero. - Presente: spero, prometto, mi auguro che ci rivedremo presto.
Passato: sperai, promisi, mi augurai (o speravo, promettevo, mi auguravo) che ci saremmo rivisti presto.
Perciò la frase che lei cita “quando la volpe non arrivò all’uva disse che era acerba” – che è del tipo 1. – è ineccepibile. Invece “quando la volpe non arrivò all’uva disse che fosse acerba” è scorretta.
Il vocabolario Zingarelli 2015, pubblicato dalla nostra casa editrice e disponibile nelle principali librerie, indica la reggenza di tutti i verbi più importanti. Per esempio del verbo ‘credere’:
credere […]
3 ritenere probabile od opportuno (+ di seguito da infinito, + congiuntivo preceduto o meno da che): credo di conoscere la soluzione; credo che sia ora di decidere; credo sia prudente andarcene.
Con i migliori saluti e auguri
Il Professore