Il commediografo romano Cristoforo Castelletti, nato intorno al 1560 e morto nel 1596, funzionario dell’amministrazione pontificia e legato all’Oratorio di san Filippo Neri, rappresenta una delle ultime voci del teatro comico rinascimentale prima della dissoluzione della commedia regolare nel teatro delle maschere. La trama dei molteplici amori irricambiati, la presenza di personaggi comici tipici (il pedante, il servo sciocco, il vantone, l’astrologo imbroglione), l’uso di più linguaggi (il romanesco, il napoletano, il furbesco ecc.) si fondono in una complessa macchina teatrale che mira a ricondurre nell’alveo dell’ideologia controriformista le spinte centrifughe del teatro all’improvviso. Non è da escludere che le Stravaganze costituiscano una sorta di risposta cattolica al Candelaio di Giordano Bruno.

Testo di riferimento: C. Castelletti, Stravaganze d’amore, a cura di P. Stoppelli, Firenze, Olschki, 1981.