Le Vite del Vasari, pittore e architetto nativo di Arezzo, vissuto tra il 1511 e il 1574, inaugurano il genere letterario delle biografie di artisti, riprendendo il modello umanistico delle vite degli uomini illustri. Vasari concepisce lo sviluppo della storia dell’arte come quello di un organismo vivente, che nasce cresce e giunge alla perfezione. Dopo la fine dell’Impero romano, l’arte sarebbe rinata con Cimabue e Giotto, sarebbe cresciuta fino al XVI secolo e avrebbe toccato il culmine con Michelangelo, la cui “Vita” chiude la trattazione nella prima redazione, che è quella pubblicata per i tipi di Torrentino nel 1550 ed è qui riportata. Testo principe della storia della critica d’arte, le Vite impongono una visione toscano-centrica dell’arte italiana, e introducono il concetto di maniera, intesa come stile che caratterizza e definisce la produzione di ciascun artista. Nel 1568 uscirà presso i Giunti di Firenze una seconda redazione delle Vite, ampiamente arricchita.

Testo di riferimento: G. Vasari, Le Vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri, a cura di L. Bellosi e A. Rossi, Torino, Einaudi, 1986.