Il romanzo che uscirà ad ottobre con il titolo Non passare per il sangue per le edizioni E/O ha avuto una lunga storia di riscrittura. Credo che, se dovessi individuare un problema ‘tecnico’ di narrazione che sono riuscito, più o meno, a superare, oggi non esiterei più a dire che la vera questione non è mai riducibile ad un profilo soltanto ‘tecnico’. La scrittura ha degli strumenti tecnici che ci soccorrono davvero quando ci siamo detti a chiare lettere dove vogliamo condurre la storia, cosa abbiamo necessità di narrare e che parte del campo vogliamo occupare. Se ci sono insufficienze, lacune, aporie, che non ci convincono nell’andamento della storia, spesso è perché non abbiamo ben chiaro cosa, fino in fondo, vogliamo dire. O, semplicemente, ne abbiamo paura. Nel mio romanzo si fronteggiano due personaggi che, nell’attuale versione, sono veri e propri co-protagonisti. Appartengono a generazioni diverse, a mondi culturali diversi. Ma vivono la necessità di entrare in relazione ed in comunicazione. Nella mia prima versione, intitolata “L’amore assente”, il personaggio anziano, Agar, spadroneggiava. Alla sua storia erano dedicate molte pagine, la sua visione del mondo – dura, quasi spietata ed arcigna – prendeva il sopravvento. Eppure, non era quello che realmente volevo. Era importante che l’altro personaggio, Luca, facesse sentire la propria voce e contrapponesse realmente la propria visione del mondo (e del tragico accaduto, la morte in Afghanistan del suo compagno, non solo di esercito, Marcello, nipote di Agar …) a quella della temibile vecchia ottantenne. Quando mi si è chiarito che le due voci dovevano ‘cantare’ tutte e due e che dal loro intreccio, dalla loro alternanza, ne sarebbe uscito il concerto che volevo, allora i mezzi della scrittura sono arrivati quasi naturalmente in soccorso. E’ stato necessario delineare più dettagliatamente la ‘storia’ di Luca: il contesto familiare, il suo modo di parlare, il suo passato, le ragioni delle scelte, la sua reazione alla morte di Marcello. Dunque, sono nate pagine nuove, in parte ambientate nel passato, in parte nel presente, affinché Luca fosse conoscibile dal lettore a tutto tondo. Poi, ho messo in scena lo scontro, diretto, esplicito, drammatico, tra i due personaggi. Il primo scontro diventa la conclusione della prima parte del romanzo e la base per avviare la complessiva resa dei conti che si dipana nella sua seconda parte. Infine, nella seconda parte accadono eventi che riguardano direttamente Luca e la relazione Agar – Luca, che porta alla luce i sensi diversi delle loro vite ed un possibile punto di contatto, alla fine.

La riscrittura radicale è stata un’esperienza magnifica. Non solo ‘aggiustare’ ciò che c’è. Ma continuare ad immettersi in una forza creatrice per far venire fuori quello che realmente è necessario dire e che si vuole dire. Nella riscrittura, la forma ed il peso del personaggio di Luca, ancora in ombra nella prima stesura, si sono sviluppati grazie a scene, dialoghi, flashback, incontri tra passato e presente che, dosando le informazioni, mi hanno consentito di rappresentare la lotta tra due co-protagonisti, entrambi dotati di voce propria, e di propria, fondamentale, dignità di esistenza.

© Eduardo Savarese