Tullia d’Aragona, d’origine romana, fu una cortigiana apprezzata per la cultura e lo spirito più che per la bellezza non straordinaria. Dopo aver lasciato Roma nel 1531 visse a Ferrara, Venezia, Siena e Firenze, frequentando in ognuna di queste città gli ambienti dei letterati. Fece ritorno a Roma nel 1548 e qui morì nel 1556, dopo aver perduto qualche anno prima la sorella Penelope (che compare alla fine del dialogo qui riportato). In Dell’infinità d’amore, del 1547, sono messi a confronto le opinioni del Varchi, "filosofo aristotelico", con quelle della stessa Tullia, sostenitrice delle teorie platoniche. Solo sul finire del dialogo Tullia viene sostituita come interlocutrice del Varchi da Lattanzio Benucci, che era stato uno degli ammiratori senesi della letterata cortigiana.

Testo di riferimento: Trattati d’amore del Cinquecento, a cura di G. Zonta, Bari, 1912.