Il senese Niccolò Cicerchia, seguace di santa Caterina, mise in ottave, probabilmente intorno al 1360 (il manoscritto più antico è del 1364), la storia della passione e morte di Cristo, fondamentalmente sulla scorta del racconto evangelico. Ne risulta un poemetto religioso in forma di cantare, destinato presumibilmente, oltre che a letture e meditazioni private, a pubbliche recitazioni all’interno delle confraternite religiose e laiche.

Testo di riferimento: Cantari del Trecento, a cura di A. Balduino, Milano, Marzorati, 1970. Cantari del Trecento