Commedia in un atto tratta dalla novella dallo stesso titolo (1909, poi inclusa nella raccolta intitolata anch’essa La giara), scritta dapprima in dialetto siciliano (col titolo ‘A giarra) e messa in scena per la prima volta in quella versione nel 1917 dalla compagnia di Angelo Musco; successivamente lo stesso autore ne trasse anche il testo per un balletto musicato da Alfredo Casella (1924) e ne realizzò una versione in lingua, pubblicata nel 1925. L’azione si svolge nella Sicilia rurale: il ricco don Lolò chiede a zi’ Dima di riparare col suo mastice una sua grande giara di terracotta. Dato che don Lolò non vuole che vengano usati anche dei punti per rinforzare l’incollatura, zi’ Dima è costretto a fare il lavoro entrando all’interno del recipiente; ma poi, una volta riparatolo si accorge di non poterne uscire. Si accende allora una disputa fra lui e il padrone su chi debba addossarsi l’onere del danno che l’inevitabile nuova rottura della giara, necessaria per liberare zi’ Dima, comporterà. La situazione si scioglie quando don Lolò, in preda all’ira, con un calcio provocherà la rottura della giara.

Testo di riferimento: L. Pirandello, Maschere nude, a cura di M. Lo Vecchio-Musti, II, Milano, Mondadori, 1968.