Composto dal 14 al 24 giugno del 1824, questo dialogo concludeva le Operette morali nell’edizione del 1827. Timandro rimprovera Eleandro di deridere e biasimare la specie umana: i filosofi prevedono un futuro felice per l’umanità, solo Eleandro si ostina a non condividere queste attese. Nel corso del dialogo Eleandro spiega all’interlocutore la sua visione delle cose, che è di consapevolezza della vanità di tutte le cose e di sfiducia nei confronti degli uomini. Eleandro ritiene che tutto ciò vada detto, senza reticenze o infingimenti.

Testo di riferimento: G. Leopardi, Operette morali, a cura di O. Besomi, Milano, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, 1979.