Poemetto satirico zooepico di otto canti in ottave, presentato come continuazione del poema pseudo-omerico Batracomiomachia (“Guerra dei topi e delle rane”), che Leopardi tradusse in tre redazioni diverse (1815, 1821-22, 1826). Iniziato intorno al 1831, il poeta vi lavorò fino alla morte; fu pubblicato postumo nel 1842. Sotto le vesti degli animali si nascondono i contendenti dei moti risorgimentali: i topi sono i liberali, le rane i reazionari, i granchi gli austriaci. L’opera fu definita da Gioberti “un libro terribile” che, mentre condanna gli oppressori, smaschera con amara ironia le ingenuità e le ipocrisie dei patrioti (in particolare degli spiritualisti cattolici), in una generale prospettiva anticonsolatoria.

Testo di riferimento: Tutte le opere di G. Leopardi, a cura di F. Flora, I, Milano, Mondadori, 1958.