Nina Simone | Pastel Blues (1965)
Nina Simone, nome d’arte di Eunice Kathleen Waymon (Tryon, 1933 – Carry-le-Rouet, 2003) è una delle più grandi interpreti nere di tutti i tempi. Nonostante il talento fa fatica a raggiungere il successo. Pianista precoce, fin da bambina subisce i pregiudizi razziali che, secondo lei, le impediscono di diventare la prima concertista classica di colore. Il carattere infiammabile e le polemiche razziali e politiche la tengono lontana per qualche anno dalla discografia. Ritorna sulla scena sul finire degli anni 70. Muore nel 2003 a causa di un cancro al seno quando la sua opera è stata riscoperta al traino di uno spot pubblicitario della Chanel sulle note della sua My Baby Just Cares For Me.
Pastel Blues
Philips, 1965 – ★★★★★
«Bach e Billie Holiday, canti africani e carole cristiane, Gershwin e Bob Dylan, inni Gospel e pezzi dello spettacolo, Chopin e Chuck Berry, Country, Blues e canzone francese… Nina Simone racchiude influenze che sembrano incompatibili». Così recita una vecchia presentazione dell’artista, esemplare e calzante perfettamente anche per quello che forse è il suo miglior album. Pastel Blues, nonostante una copertina virata con un tenue celeste, propone una Nina Simone dirompente. Difficile scegliere fra un paio di perle strappate a Billie Holiday (Tell Me More And More And Then Some e soprattutto l’inno antirazzista Strange Fruit) e gli standard/traditional presenti: se proprio si deve, i trascinanti dieci minuti di Sinnerman sono da consegnare all’eternità.
Canzone: Sinnerman
Don’t you see me prayin’?
Don’t you see me down here prayin’?
But the Lord said, go to the devil
The Lord said, go to the devil
He said, go to the devil
All on that day
So I ran to the devil, he was waitin’
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