Oltre ad avere una delle voci più caratteristiche del Pop, Björk Guðmundsdóttir (1965), islandese, è un’artista tra le più originali e ispirate degli ultimi vent’anni, in grado di travalicare progressivamente i generi musicali fino ad approdare, nei lavori più recenti, a una concezione “totale” della musica e dell’arte.

 

Homogenic
One Little Indian, 1997 – ★★★★★

C’era un grande pericolo per Björk: la sovraesposizione. Tutti a gridare al miracolo per il suo album del ’95, Post. E poi, ancora, la vita a Londra, i party, il gossip scatenato sulla sua relazione con Goldie, il re della Jungle. Tutto questo sembrava aver fatto perdere un po’ di concentrazione alla ragazza-meraviglia proveniente dall’Islanda. Tanto da far pensare che il nuovo disco avrebbe potuto essere ammiccante e modaiolo, appiattendosi sui suoni elettronici che più fanno tendenza. E invece non è stato così; Homogenic è una geniale mescolanza tra il rigore classico dell’Icelandic String Octet e i ritmi elettronici bislacchi stile Aphex Twins (dietro ci sono Mark Bell e Howie B). Ancora un bellissimo disco con punte come Bachelorette, che mozza il fiato, la delirante Pluto e, infine, Joga, inevitabile successo commerciale. Miscela perfetta tra intrigante sperimentazione, ispirazione della scrittura e uso della voce.

 

Canzone:  Bachelorette

Leave me now, return tonight
The tide will show you the way
If you forget my name
You will go astray
Like a killer whale
Trapped in a bay

 

 

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