Dopo aver suonato nel gruppo The Crazy Cowboy And Sheriff One, Fabrizio De André (1940-1999) incide i primi singoli, con l’esordio di Nuvole barocche nel 1961. Nel 1968 partecipa alla realizzazione dell’album Senza orario senza bandiera dei New Trolls adattando i testi di Riccardo Mannerini. I suoi primi concerti, superando una naturale ritrosia per il palcoscenico, avvengono a metà degli anni 70 con alcuni dei New Trolls. Canti randagi (BMG, 1995) è il primo tributo all’artista con colleghi dell’area etnica (la Ciapa Rusa, Baraban, Peppe Barra e Bevano Est). Anni dopo si replica con Canti randagi 2 (Cose di musica, 2010) con contributi di Riccardo Tesi, Petra Magoni e Elena Ledda. Altro tributo fragoroso quello dal vivo a Genova il 12 marzo 2000 a cui fa seguito la pubblicazione Faber amico fragile (BMG, 2003) dove intervengono Celentano, Finardi, Battiato, Vecchioni, Ligabue, Paoli, Jovanotti, Vasco Rossi, Mercanti di Liquore e tanti altri.

 

La buona novella
Produttori Associati, 1970 – ★★★★★

Un’ardita operazione intellettuale, con cui De André eleva a rango poetico il mondo della canzone. Nel riprendere e rivisitare la tradizione dei Vangeli Apocrifi, l’artista si impegna a dare visibilità e credibilità a un pezzetto di storia che la Chiesa e i libri ufficiali non raccontano. Il passo più coraggioso, scomodo, provocatorio di Fabrizio, che nulla concede alla facile spettacolarizzazione. Un classico concept album con momenti che passeranno alla storia, a cominciare da Il testamento di Tito. Ad accompagnarlo in studio uno stuolo di promettenti musicisti: sono i Quelli, destinati in un paio d’anni a trasformarsi in Premiata Forneria Marconi.

 

Canzone: Il testamento di Tito (Live, con PFM)

Ma adesso che viene la sera ed il buio
mi toglie il dolore dagli occhi
e scivola il sole al di là delle dune
a violentare altre notti:

io nel vedere quest’uomo che muore,
madre, io provo dolore.
Nella pietà che non cede al rancore,
madre, ho imparato l’amore.

 

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