Nel 1521 Ruzante inaugurò a Padova, con la Pastoral, la sua attività di autore, attore e organizzatore di spettacoli. L’opera contamina il genere della farsa rusticale con quello dell’egloga pastorale. L’ibrido è evidente già nella decisione di adottare un doppio proemio, l’uno “alla villana” in versi in lingua pavana (il dialetto del contado padovano), recitato dallo stesso personaggio di Ruzante, l’altro in prosa toscana, ispirato all’Arcadia di Sannazaro. Questo doppio registro corre lungo tutto il testo: al carattere letterariamente astratto dei pastori arcadici fa da contrasto la comicità realistica dei contadini che si esprimono in lingua pavana e del medico e del servo che usano il bergamasco.

Testo di riferimento: Ruzante, Teatro, a cura di L. Zorzi, Torino, Einaudi, 1967.