Col Poema paradisiaco del 1893 si conclude la fase giovanile della poesia dannunziana. Su metri dallo svolgimento lento e quasi prosastico, prevalentemente endecasillabi, la scrittura dell’autore si semplifica rispetto alle raccolte precedenti, assumendo toni più delicati e smorzati. Un mondo familiare fatto di affetti intimi e sinceri rappresenta, adesso, l’unica aspirazione del poeta in cerca di una primordiale innocenza nel ricordo di un passato lontano. Attraverso una personale rielaborazione del simbolismo viene osservata la realtà e un’inquieta malinconia scopre segrete analogie fra gli oggetti in cui sembra risuonare l’eco di realtà più profonde. L’opera si svolge entro una coerente struttura formale che dalla dedica alla nutrice, richiamo diretto ai valori familiari, giunge fino alle tre sezioni degli Horti, nelle quali sono illustrate le tappe ideali del percorso verso la purezza interiore e il riscatto morale.

Testo di riferimento: G. D’Annunzio, Versi d’amore e di gloria, a cura di A. Andreoli e N. Lorenzini, I, Milano, Mondadori, 1982.