Ripresi in gran parte dallo Zibaldone, ma rielaborati e riscritti in varia misura, i 111 Pensieri uscirono postumi nel 1845. Essi collocano Leopardi fra i grandi “moralisti” europei (da Guicciardini e Montaigne fino a Pascal e Montesquieu). Nella forma rapida e icastica dell’aforisma, con un linguaggio ora arguto ora spietatamente ironico, l’autore condensa osservazioni penetranti sulla società, sui costumi, sui meccanismi psicologici e sui comportamenti sia individuali sia collettivi; disegna anche con straordinaria vivacità situazioni e figure tratte dalla diretta esperienza personale.

Testo di riferimento: Tutte le opere di G. Leopardi, a cura di F. Flora, II, Milano, Mondadori, 1958.