Angelo Beolco assunse il nome di Ruzante da quello del personaggio di contadino che aveva inventato e che interpretava nel suo teatro, di cui era insieme autore e attore. Le radici della drammaturgia ruzantiana vanno ricercate nelle caratteristiche culturali della città di Padova, sede tradizionale di cultura accademico-umanistica ma anche di sperimentazioni parodistiche e antifrastiche di quella cultura, e nel rapporto che Padova e il suo territorio contadino mantenevano con la Venezia dei nobili e dei mercanti. Facendo leva sul pavano, il dialetto del contado di Padova, il personaggio Ruzante riesce a portare sulla scena, dramma dopo dramma, la rappresentazione trasgressiva, per niente di maniera, del mondo contadino, naturale e istintivo, socialmente antagonistico a quello della borghesia e dell’aristocrazia cittadine. Ne origina un teatro in cui la farsa sconfina nel grottesco e la verità della rappresentazione può assumere caratteri inquietanti. Per riuscire in questo il Beolco fa leva anche su una solida cultura umanistica e su una sapienza retorica che derivava a lui dallo studio dei classici.

Testo di riferimento: Ruzante, Teatro, a cura di L. Zorzi, Torino, Einaudi, 1967.