Pellico rievoca in quest’opera le sue esperienze dall’arresto nel 1820 e la prigionia nella fortezza dello Spielberg, in Moravia, fino alla grazia imperiale che gli consentì il ritorno in famiglia nel 1830. Pubblicato nel 1832, il libro ebbe immediato successo come denuncia contro l’Austria. Il cancelliere Metternich ne fece scrivere due confutazioni che rinunciò a pubblicare ritenendole troppo deboli. In realtà l’intento di Pellico era morale e pedagogico, e dava spazio soprattutto alla crisi religiosa e al perdono cristiano maturati in carcere. Le movenze narrative si condensano in episodi e ritratti edificanti, evocati con gentile compostezza.

Testo di riferimento: S. Pellico, Le mie prigioni, a cura di A. Jacomuzzi, Milano, Mondadori, 1986.