Tragedia di Vittorio Alfieri, ideata nel 1782, pubblicata per la prima volta nel 1788. Ritenuta comunemente, insieme alla Mirra, il capolavoro del teatro alfieriano, ripropone la storia biblica del re Saul e della sua gelosia nei confronti di David, che ha sposato sua figlia Micol e che egli teme possa far ombra al suo prestigio e alla sua autorità di sovrano. Dopo aver nominato David capo del suo esercito, Saul, ossessionato da una smania di dominio assoluto, lo scaccia, e fa anche mettere a morte il sommo sacerdote Achimelec, che è accusato di appoggiare David. Rimane così sempre più solo, preda del rimorso e di paurosi vaneggiamenti. Quando, approfittando dell’assenza di David, i nemici Filistei attaccano Saul, il vecchio re viene sconfitto e non gli resta che darsi la morte. Figura di tiranno assoluto, chiuso nel proprio morboso attaccamento al potere, in Saul vivono anche altri sentimenti, come il senso dell’ingiustizia dei propri comportamenti e la consapevolezza della vecchiaia, che ne fanno una figura intimamente contraddittoria e tormentata, la quale ritrova il prestigio morale solo nel suicidio conclusivo.

Testo di riferimento: V. Alfieri, Tragedie, a cura di L. Toschi, II, Firenze, Sansoni, 1985.