attore

Io penso che l’attore abbia un compito nella vita, arduo ma splendido: quello di consolare. Consolarci dei nostri lutti, degli abbandoni, delle malattie, della vecchiaia e della morte. Può consolare facendo ridere, come Totò, ma deve riuscire a entrare (come faceva lui) nelle profondità linguistico-ripetitive e distorte delle sue parole. O come Eduardo che, avendo raggiunto quella profonda conoscenza di sé, poteva “consolare” anche solo esibendo la propria persona, in maniera quasi impudica. Per essere attori, quindi, non mi sembra sufficiente la bella dizione, la bella voce, la disinvoltura, l’elegante quanto narcisistico porgere, ma bisogna calarsi nel proprio buio profondo, per risalire poi portandosi alla luce.

Piera Degli Esposti, attrice

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