Il film di oggi è: Notti magiche

Questa sera, su Rai3 ore 21:20Il Morandini consiglia: 
Notti magicheIt. 2018GENERE: Comm. DURATA: 125′ VISIONE CONSIGLIATA: GCRITICA: 3 PUBBLICO: 3REGIA: Paolo VirzìATTORI: Mauro Lamantia, Giovanni Toscano, Irene Vetere, Giancarlo Giannini, Roberto Herlitzka, Marina Rocco
Eugenia, rampolla di una famiglia bene, nevrotica e introversa, Antonio, siciliano timido che parla come un libro stampato, e Luciano, livornese esuberante, arrogante e maschilista, finalisti al prestigioso premio Solinas (dedicato alla scrittura per il cinema), si conoscono alla cerimonia di assegnazione. Il premio viene dato ad Antonio. Eugenia li ospita entrambi a casa sua e in qualche modo tutti e tre, sognando di scrivere la sceneggiatura che cambierà le loro vite, sono catapultati nel mondo del cinema romano, tra attori e stelline, sceneggiatori e registi (alcuni nominati con i loro veri nomi), produttori e imbroglioni, peracottari e narcisisti, in un turbine di feste, promesse di ingaggi e contratti mai firmati. Poi sono coinvolti nella morte di Leandro Saponaro, vecchio produttore caciarone, la cui auto precipita nel Tevere durante la partita Italia-Argentina dei Mondiali del ’90. Virzì – anche sceneggiatore con Francesca Archibugi e Francesco Piccolo – ha sempre qualcosa da dire e sa come dirlo. Anche questa volta lo conferma, ma commette alcuni (più o meno perdonabili) errori. Nella sua carrellata più sulle miserie che sugli splendori di un mondo falso e tutto incistato sull’esteriorità racconta la nascita dell’Italia berlusconiana, l’inarrestabile declino di una cultura, con i suoi maestri, i suoi intellettuali di una volta e i suoi miti, la frustrazione e il disagio di una generazione di giovani che trascinano ancora qualche ideale cui poi sono costretti a rinunciare per il nulla, per quel nulla protagonista del ventennio successivo. Mette tanta carne al fuoco, senza cattiveria, con molto amore e con un po’ di malinconia. Ma alla fine non graffia, non incide abbastanza. Solitamente abile direttore dei suoi interpreti, in particolare di attrici, questa volta lascia le briglie troppo sciolte ai giovani protagonisti, esageratamente caratterizzati, nessuno dei quali risulta simpatico, e non definisce a sufficienza, come invece sa fare, la galleria di personaggi marginali (nel folto cast apparizioni e piccole parti di grandi e piccoli del cinema italiano). Con la bella ed efficace fotografia di Vladan Radovic sceglie i colori e i contrasti che richiamano i poliziotteschi anni ’80. Il titolo è preso dalla canzone di Gianna Nannini ed Edoardo Bennato.