abboccàre / abbokˈkare/
[comp. di a- (2) e bocca av. 1292]
A v. tr. (io abbócco, tu abbócchi)
1 (raro) Afferrare con la bocca: un fiero lion … / che si pensava abboccare un agnello (L. Pulci).
2 (lett.) Riempire fino all’orlo: abboccare la botte, il fiasco.
3 Collegare apparecchiature o tubazioni, introducendo l’estremità dell’una in quella dell’altra.
B v. intr. (aus. avere)
1 Attaccarsi con la bocca, mordendo l’esca (+ a): i pesci abboccano all’amo; oggi le trote non abboccano.
2 (fig.) Farsi ingannare per eccessiva ingenuità (+ a): il poveretto abboccò senza sospettare nulla; abboccare al pesce d’aprile; La baronessa fingeva d’abboccare alle lodi (G. Verga).
3 (mar.) Navigare inclinato su un fianco tanto da portare il bordo al pelo dell’acqua, detto di imbarcazioni.
4 In varie tecnologie, combaciare: le tubazioni abboccano.
C abboccàrsi v. rifl. recipr.
1 Incontrarsi con qlcu. per discutere (+ con): i deputati s’abboccarono prima della seduta; si erano abboccati con lui a Gorizia (I. Nievo).
2 Congiungersi, detto di corsi d’acqua.