pàscere //
[vc. dotta, lat. pāscere, di orig. indeur. av. 1250]
A v. tr. (pres. io pàsco, tu pàsci; pass. rem. io pascètti o pascéi, tu pascésti; part. pass. pasciùto)
1 Mangiare, detto di animali erbivori: pascere l’erba, la biada.
2 Condurre al pascolo, alla pastura: pascere gli armenti, il gregge sui monti, nei prati | (est., lett.) Nutrire, riferito a esseri umani.
3 (fig., lett.) Alimentare: pascere la mente con la lettura, di nuove conoscenze | (est.) Saziare, appagare: pascere l’animo, la vista.
B v. intr. (aus. avere nel sign. 1, essere nel sign. 2)
1 (lett.) Pascolare: portare le pecore a pascere; le capre… stavano lor d’intorno pascendo (A. CARO).
2 (lett.) Nutrirsi: l’Arpie, pascendo poi de le sue foglie, / fanno dolore, e al dolor fenestra (DANTE Inf. XIII, 101-102).
C pàscersi v. rifl.
1 Prendere alimento, nutrimento: pascersi di ghiande, di cibi raffinati; qualsivoglia bestia che si pasca sul dorso della terra (G. BRUNO).
2 (fig.) Nutrirsi, appagarsi: pascersi di illusioni, di speranze | Pascersi d’aria, di illusioni e apparenze vane | Pascersi di vento, di chiacchiere inutili | (fig.) Dilettarsi: i suoi occhi si pascevano di tale meraviglioso spettacolo: si imprimono nella memoria i giri di frase e le parole solenni, se ne pascono e le ricordano (A. GRAMSCI).

pasciùto //
part. pass. di pascere; anche agg.
1 Nutrito con abbondanza.
2 Ben pasciuto, grasso, rubicondo.