proṣopopèa //
[vc. dotta, lat. prosopopōeia(m), dal gr. prosōpopoiía ‘personificazione’, da prosōpopoiêin ‘personificare’, comp. di prósōpon ‘volto’ (V. prosopografia) e poiêin ‘fare’ (V. poeta) 1308]
s. f.
1 Figura retorica che consiste nel rappresentare come persone vive e parlanti cose inanimate, concetti o entità astratte, o persone assenti o defunte; per es.: Vieni a veder la tua Roma che piagne / vedova e sola, e dì e notte chiama (DANTE Purg. VI, 112-114). SIN. Personificazione.
2 (fig.) Tono enfatico, pomposo, aria di gravità e solennità eccessive, talora unita a presunzione e arroganza: la prosopopea dei pedanti.