ràtto (1) / ˈratto/
[vc. dotta, lat. răptu(m), da răpere ‘rapire’ av. 1306]
s. m.
1 (dir.) Delitto di chi a scopo di matrimonio o di libidine sottrae o trattiene qualcuno con violenza, minaccia o inganno, oppure un minore o una persona in condizioni di inferiorità psichica o fisica anche senza violenza, minaccia o inganno.
2 Rapimento | (poet.) ratto finale, la morte | Correntemente, rapimento di donna: il ratto di Elena.
3 Furto, rapina: vivendo di ratto e di ruberia (G. Villani).
4 Rapimento, estasi religiosa.

ràtto (2) / ˈratto/
part. pass. di rapire; anche agg.
Nei sign. del v.


ràtto (3) / ˈratto/
[lat. răpidu(m) ‘rapido’ av. 1250]
A agg.
1 (lett.) Veloce, rapido, presto: andavanne ratti quanto potevano (G. Boccaccio).
2 (lett.) Ripido, scosceso.
B avv.
(lett.) Velocemente | Rapidamente, subito | Anche iter.: io vo’ di qui partirmi ratto ratto (Michelangelo).
C nella loc. cong. ratto che, ratto come, (lett.) appena (introduce una prop. temp. con il v. all’indic.): giacean per terra tutte quante, / fuor d’una ch’a seder si levò, ratto / ch’ella ci vide passarsi davante (Dante Inf. VI, 37-39).
|| rattaménte, avv. (lett.) Rapidamente; senza indugio.


ràtto (4) / ˈratto/
[vc. di orig. onomat., in cui la r- ricorderebbe il rosicchiare (?) av. 1400]
s. m.
Mammifero roditore affine al topo, ma di dimensioni molto maggiori, diffusissimo e dannoso (Rattus) | ratto comune, scuro, cosmopolita (Rattus rattus) | ratto delle chiaviche, surmolotto. ILL. animali/11.