trinciàre //
[ant. fr. trenchier ‘tagliare’, dal lat. parl. *trinicāre ‘tagliare a tre a tre (trīni)’ sec. XIII]
A v. tr. (pres. io trìncio; fut. io trincerò)
Tagliare in striscioline, in pezzetti e sim.: trinciare il tabacco, il foraggio, la carne, il pollo | (est., gener.) Tagliare (anche fig.): trinciare qlco. col coltello | (fig., lett.) Trinciare l’aria coi gesti, trinciare gesti nell’aria, tagliare l’aria con le braccia, facendo vistosi movimenti | (fig.) Trinciare giudizi, sputare sentenze, dare giudizi affrettati | Tagliuzzare: trinciare una stoffa | Trinciare i panni addosso a qlcu., (fig.) sparlarne o giudicarne le azioni con malanimo | (lett.) Spiccare un salto o sim. | †Trinciare la palla, nel gioco della pallacorda, colpirla di taglio.
B trinciàrsi v. intr. pron.
Recidersi in striscioline, tagliarsi spec. lungo le pieghe e la cucitura, detto di tessuti: la seta si trincia con facilità.

trinciàto //
A part. pass. di trinciare; anche agg.
1 Tagliato, tagliuzzato.
2 (bot., raro) Detto di foglia seghettata.
3 (arald.) Detto di scudo o figura divisi in due parti uguali per mezzo di una linea diagonale dall’angolo superiore destro all’angolo inferiore sinistro.
B s. m.
1 Tabacco tagliato in sottili striscioline: trinciato forte, dolce; trinciato per pipa, per sigarette.
2 (arald.) Scudo trinciato.

trinciapóllo // o trinciapólli
[comp. di trincia(re) e pollo 1922]
s. m. (pl. inv. o -i)
Forbici da cucina a lama arcuata e con molla a pressione, per tagliare a pezzi pollame e selvaggina.