ripudiàre / ripuˈdjare/ o (raro) repudiàre
[vc. dotta, lat. repudiāre, da repŭdium ‘ripudio’ av. 1328]
v. tr. (io ripùdio)
1 Non riconoscere come proprio qlco. che ci appartiene, respingere qlcu. al quale si è legati da amore, amicizia, parentela: ripudiare le poesie dell’adolescenza; ripudiare i genitori. SIN. disconoscere, rinnegare.
2 Nel diritto matrimoniale di alcuni popoli, fare atto di ripudio.
3 (est.) Dichiarare fermamente di non voler più accettare: ripudiare un’opinione, una ideologia. SIN. rifiutare, sconfessare.


ripùdio / riˈpudjo/ o (raro) repùdio
[vc. dotta, lat. repŭdiu(m), da avvicinare a pudēre ‘vergognarsi’ (V. pudore), col pref. re- sec. XIV]
s. m.
1 Disconoscimento: ripudio di ogni vincolo affettivo | Sconfessione: di una fede | Rifiuto: ripudio di metodi violenti.
2 Nel diritto matrimoniale di alcuni popoli, formale dichiarazione del marito alla moglie di volere rompere il vincolo coniugale: il ripudio d’Ermengarda ruppe l’amicizia tra le due famiglie (A. Manzoni).