vezzeggiàre / vettsedˈdʒare/
[da vezzo 1354]
A v. tr. (pres. io vezzéggio; fut. io vezzeggerò)
Usare verso qlcu. modi affettuosi e amorevoli, farlo oggetto di attenzioni, complimenti, carezze: vezzeggiare un bambino, un cagnolino; vezzeggiare troppo i figli | (lett.) Adulare, colmare di favori: si ha a notare che li uomini si debbono o vezzeggiare o spegnere (N. Machiavelli). SIN. blandire | (fig.) vezzeggiare la pianta, coltivarla con grande cura e amore.
B v. intr. (aus. avere)
(lett.) Fare il vezzoso o la vezzosa.
C vezzeggiàrsi v. rifl.
Aver cura di sé, usarsi molti riguardi, prendersi molte comodità.


vézzo / ˈvettso/
[lat. vĭtiu(m) ‘difetto’. V. vizio sec. XIII]
s. m.
1 Modo abituale e caratteristico di parlare, muoversi e sim.: fare qlco. per vezzo; è un suo vezzo | Abitudine, vizio: un vezzo innocuo ma abbastanza ridicolo; ha il vezzo di arricciarsi i baffi mentre ascolta; vero è ‘l proverbio, ch’altri cangia il pelo / anzi che ‘l vezzo (F. Petrarca).
2 (lett.) Atto, gesto o parola che dimostra affetto, amore, tenerezza: fare un vezzo a qlcu.
3 (al pl.) Moine, smancerie: basta con questi vezzi; non sopporto più i suoi stupidi vezzi.
4 (al pl.) Atti, parole o gesti pieni di fascino, brio, grazia e sim.: i vezzi di una giovane; coi suoi vezzi conquisterebbe chiunque | Dote, attrattiva, bellezza: una donna ricca di vezzi naturali.
5 (disus.) Collana: un vezzo di corallo, di perle.
SFUMATURE mania (2).