Parole dell’anno 2017 (Prima parte)
Ogni anno in questo periodo i dizionari più autorevoli, alcuni istituti di lingua e cultura e altre organizzazioni annunciano le rispettive ‘parole dell’anno’, quelle che riassumono l’anno appena finito.
Ogni anno in questo periodo i dizionari più autorevoli, alcuni istituti di lingua e cultura e altre organizzazioni annunciano le rispettive ‘parole dell’anno’, quelle che riassumono l’anno appena finito.
Un termine che per molti ben descrive i tempi in cui viviamo, post-truth, così definito: “relativo a circostanze in cui i fatti oggettivi sono meno influenti nel formare l’opinione pubblica del ricorso all’emotività e alle convinzioni personali”
Un giovane maschio metropolitano che esibisce un look da rude boscaiolo, cioè un lumberjack, completo di barba (perfettamente curata) e di classica camicia di flanella a scacchi.
Sono sempre più numerosi coloro che vi fanno ricorso per bloccare quella fastidiosissima pubblicità che salta fuori quando stiamo navigando in rete, con grande rammarico dei content provider che temono di veder calare gli introiti
C’è chi sostiene che un emoji non è una parola ma un pittogramma e che definirla tale è un errore, mentre secondo altri si può parlare a buon diritto di un vero linguaggio emoji.
La scelta che più ha fatto discutere è stata quella dell’Oxford Dictionary, l’emoji conosciuta come Face with Tears of Joy
Il termine twerk cominciò ad essere usato negli anni ’90 per descrivere un tipo di danza energetica in cui, in posizione accosciata, si dimenano le natiche in modo provocante.
L’aggettivo contactless si riferisce al sistema di pagamento o di identificazione che non richiede l'inserimento fisico della carta o tessera nel lettore
Ogni anno in questo periodo i dizionari più autorevoli, alcuni istituti di lingua e cultura e altre organizzazioni annunciano le rispettive ‘parole dell’anno’.