Parole dell’anno 2017 – Terza parte
L’ultimo dizionario ad annunciare la parola dell’anno è l’australiano Macquarie, che attende la fine dell’anno prima di pronunciarsi.
L’ultimo dizionario ad annunciare la parola dell’anno è l’australiano Macquarie, che attende la fine dell’anno prima di pronunciarsi.
Le ‘parole dell’anno’ di Merriam Webster e Cambridge University Press non sono particolarmente nuove, le scelte sono state influenzate pesantemente dalla politica americana
Ogni anno in questo periodo i dizionari più autorevoli, alcuni istituti di lingua e cultura e altre organizzazioni annunciano le rispettive ‘parole dell’anno’, quelle che riassumono l’anno appena finito.
Per affrontare gli inverni scandinavi lunghi, rigidi e bui, i danesi hanno adottato una strategia vincente definita hygge
Un termine che per molti ben descrive i tempi in cui viviamo, post-truth, così definito: “relativo a circostanze in cui i fatti oggettivi sono meno influenti nel formare l’opinione pubblica del ricorso all’emotività e alle convinzioni personali”
Un giovane maschio metropolitano che esibisce un look da rude boscaiolo, cioè un lumberjack, completo di barba (perfettamente curata) e di classica camicia di flanella a scacchi.
Sono sempre più numerosi coloro che vi fanno ricorso per bloccare quella fastidiosissima pubblicità che salta fuori quando stiamo navigando in rete, con grande rammarico dei content provider che temono di veder calare gli introiti
C’è chi sostiene che un emoji non è una parola ma un pittogramma e che definirla tale è un errore, mentre secondo altri si può parlare a buon diritto di un vero linguaggio emoji.
La scelta che più ha fatto discutere è stata quella dell’Oxford Dictionary, l’emoji conosciuta come Face with Tears of Joy
Se un uomo mansplains qualcosa, significa che la spiega o ne parla con aria di sufficienza, perché presume che l’interlocutore ne sappia meno di lui