Alla terribile peste fiorentina del 1348 è legata l’invenzione del Decameron, raccolta di cento novelle distribuite in dieci giornate, come suggerisce il titolo stesso ricalcato sull’Hexaemeron di Sant’Ambrogio. L’autore immagina che sette fanciulle e tre giovani, in seguito al diffondersi del contagio, decidano di abbandonare la città e trovino rifugio in una villa del contado fiorentino, dove trascorrono il tempo fra canti, balli e altri svaghi. Ogni pomeriggio, fatta eccezione per il venerdì e il sabato che sono dedicati a pratiche religiose, i giovani si radunano per raccontare novelle, una ciascuno, eleggendo ogni giorno un re o una regina che a turno stabilisce il tema della giornata (la prima e la nona giornata sono a tema libero): si ragiona dell’amore, della fortuna e dell’ingegno, di cortesia e liberalità. Il Decameron, che Boccaccio compose in un arco di tempo che va dal 1348 al 1354, incontrò fin dal suo apparire un successo straordinario, attestandosi nei secoli avvenire come il punto di riferimento di tutta la narrativa europea.

Testo di riferimento: G. Boccaccio, Decameron, a cura di V. Branca, in Tutte le opere di G. Boccaccio, IV, Milano, Mondadori, 1976.