Scritta tra il 1908 e il 1909, la tragedia mitologica in versi Fedra si allontanò dal modello classico euripideo presentando nella figura della protagonista un esempio di ribelle che contrastava con il personaggio patetico della tradizione teatrale. Con atteggiamento di forte consapevolezza l’eroina dannunziana difende le ragioni dei sensi e la propria volontà di vendetta: eversiva e provocatoria, sceglierà il suicidio come atto liberatorio e assoluto di una personale catarsi. Nel tentativo ambizioso di riconvertire superomisticamente il mito greco classico, il linguaggio si rapprende tuttavia in esiti di raggelata letterarietà.

Testo di riferimento: G. D’Annunzio, Tragedie, sogni e misteri, II, Milano, Mondadori, 1980.