Guicciardini compose le Storie fiorentine probabilmente tra il 1508 e il 1511, negli anni in cui preparava la sua carriera politica. Lo scrittore ricostruisce le vicende di Firenze partendo dal tumulto dei Ciompi del 1378. Man mano che si avvicina ai suoi giorni il racconto dei fatti si fa più particolareggiato: gli anni della caduta della signoria medicea, della repubblica savonaroliana e poi del gonfalonierato di Pier Soderini diventano per Guicciardini l’occasione per mettere a punto il suo metodo storico. Le vicende fiorentine sono lette alla luce del contrasto di due blocchi sociali, quello dei popolani e quello degli ottimati. Guicciardini, pur restando dalla parte degli ottimati, non può fare a meno di cogliere la loro incapacità nel dominare gli eventi. Traspare dall’opera il progetto di un governo misto tra ottimati, popolani e gonfalonierato. Le Storie fiorentine sono l’opera in cui comincia a prender forma il pensiero politico dell’autore.

Testo di riferimento: F. Guicciardini, Storie fiorentine dal 1378 al 1509, a cura di A. Montevecchi, Milano, Rizzoli, 1998 (testo Palmarocchi, Bari, 1931)