Foscolo Ugo, Le Grazie
Opera non solo incompiuta di Foscolo, ma lasciata in uno stato di elaborazione che non consente neppure di leggerne con sicurezza il disegno complessivo. La parte più compiuta dei testi risale al periodo fiorentino (1812-1813). Si individuano in essa tre inni, introdotti dalla dedica ad Antonio Canova e da un epigrafe. Nel primo, dedicato a Venere, Foscolo racconta la nascita delle Grazie che emergono dall’acqua, guidate dalla dea della bellezza: tutta la natura rinasce e l’animo umano si libera della sua originaria ferinità. Il secondo, dedicato a Vesta, si svolge nel tempio di Bellosguardo: qui, tre sacerdotesse (sotto le cui spoglie si nascondono tre donne amate dal poeta) compiono riti in onore delle Grazie. Il terzo, dedicato a Pallade, è ambientato nell’isola di Atlantide: presenta Pallade e le altre dee che tessono un velo per proteggere le Grazie dalle passioni degli uomini, in modo che esse possano proseguire nella loro missione purificatrice. L’opera, seppure in uno stato frammentario, è la più alta espressione della poesia neoclassica italiana.
Testo di riferimento: U. Foscolo, Poesie e carmi, a cura di F. Pagliai, G. Folena e M. Scotti, in U. Foscolo, Poesie e Carmi, Firenze, Le Monnier, 1985.